Che differenza c’è, dal punto di vista etimologico, tra ariston = colazione e aristos = il migliore? Ariston deriva da ari, “mattino”, e da sto, che si può ricondurre al verbo edo = mangio; ariston deriva dalla radice ar di aretè = virtù. C’è da notare però che anche ari, cioè “mattino”, è legato alla medesima radice di areté, e cioè ar, che indica la lucentezza sia del giorno che dell’animo; le due parole, dunque, sono di fatto apparentate tanto quanto l’apparenza le fa sembrare tali.
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Nell’antichità l’enciclopedia è un sottogenere della trattatistica. L’enciclopedia viene infatti considerata come un’opera politomica in cui le parti dello scibile sono altrettante sezioni separate (Varrone, Celso, Plinio): sotto questo aspetto, opere storiche come quelle di Eforo o di Appiano, per la loro particolare struttura, possono considerarsi di taglio enciclopedico. Il lessico enciclopedico nasce nell’ambito dell’erudizione letteraria, dunque del monotematismo: l’esempio più fulgido di lessico letterario è il Suida, del X-XI sec. L’enciclopedia moderna nasce dalla fusione tra politomismo ed alfabetismo, a partire dal ‘200: nel fiorire di opere di tale respiro tra il XIII e il XVII secolo il genere enciclopedia assume decisamente la sua dimensione panepistemica, che verrà ad essere identificata nel nome stesso di “Enciclopedia”, coniato nel titolo dell’opera di Skalich del 1559, l’Encyclopediae seu orbis disciplinarum Epistemon. Prima della comparsa di tale termine, il modo più appropriato per dire “enciclopedia”; appare quello con cui Plinio intitolò la sua opera, Naturalis historia. Fine conoscitore del greco, Plinio adoperò senz’altro la parola historia nel suo significato originale di “ricerca“; Naturalis sembra poi un calco del greco fusikóς nel senso di “relativo al cosmo, all’universo“: Plinio dunque scrive una “ricerca di erudizione per una conoscenza universale“, nient’altro che una parafrasi per esprimere il concetto di enciclopedia. Nel XVIII secolo, in età illuministica, l’Encyclopaedia Britannica si propone come modello di coabitazione tra alfabetismo e politomismo monografico delle enciclopedie dell’età classica. -
Grammatica è la summa del quadro legislativo di una lingua.Le parti canoniche di essa sono la fonetica, che studia la qualità, l’articolazione la pronuncia dei suoni delle lettere e delle sillabe, la morfologia, che studia la flessione e la formazione lessicale delle forme linguistiche, e la sintassi, che studia la disposizione delle parole e delle frasi nel testo. A queste tre sezioni se ne potrebbe aggiungere una quarta, denominata “morfologia poiematica”, il cui studio si incentri sulla formazione di parole nuove. I due processi fondamentali che intervengono nella formazione delle parole (verbificina o verficina, verbifictura, verbinovazione) sono l’analogia e l’anomalia.Una parola è creata per analogia quando almeno uno dei suoi elementi (in genere il suffisso o la terminazione) sia riconducibile ad altre parole esistenti; è invece creata per anomalia quando la sua forma appare del tutto casuale o arbitraria, come nel caso delle onomatopee o delle parole adattate da lingue straniere (chiaramente però anche all’interno dei processi di adattamento fonetico si creeranno per forza dei casi similari o delle soluzioni paradigmatiche, ad es. nel greco il dittongo ai sarà sempre adattato in “e” etc., sicché anche a questo livello si dovrà parlare di analogia).
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I nomi propri di origine greca terminanti in –eo hanno l’aggettivo relativo terminante in –aico:Bartolomeo bartolomaico (in realtà si tratta di un nome ebreo grecizzato);
Timeo timaico;Tolomeo tolemaico;Matteo mattaico (altro nome ebreo grecizzato).Non sottostanno a questa regola i nomi in-eo di origine non greca: Pompeo-pompeiano; Clodoveo-clodoviano.Pompeo -
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