Ecco un altro paragrafo del terzo ebook pubblicato con Delos Digital, I grandi protagonisti della storia. Stavolta la voce è presa, ovviamente, dal quaderno di storia antica.
“Pericle, qui ritratto (fig. 1) nel celebre busto dello scultore Kresilas, fu il leader del partito democratico ateniese e, di fatto, la figura egemone della capitale dell’Attica, dal 461 a.C. al 429. Naturale continuatore della linea temistoclea tesa a rafforzare la potenza militare ateniese sul mare, egli fu anche sempre profondamente convinto del primato culturale di Atene in tutta la Grecia. Mosso da questa concezione, all’interno realizzò una politica splendidamente diretta ad arricchire il patrimonio artistico e architettonico della città (del resto, essendo uno dei cittadini più ricchi in Atene, non gli mancavano certo i mezzi personali per fare mecenatismo), in parallelo con misure sociali che molti storici definiscono apertamente populiste. Più controversa, invece, fu la sua politica estera, che culminò nella rovinosa avventura della guerra del Peloponneso, grande conflitto panellenico che, nella narrazione geniale di Tucidide, diventa quasi un antesignano di una guerra mondiale. Lo scontro finale con Sparta (dal 431 a.C.) fu sostanzialmente preparato e cercato proprio da lui, voglioso di dare uno slancio decisivo all’espansionismo ateniese, frenato dalle rivolte di numerose città della Lega attica (cioè l’alleanza di città che facevano capo ad Atene), ma anche di risollevare le proprie sorti di stratega, dopo le esperienze non incisive delle spedizioni in Egitto e Cipro degli anni della sua coabitazione al governo con Cimone (lo statista, pur non avendole condotte personalmente, ne era stato comunque il regista). Di sicuro, Pericle fu avventato nel mettere in gioco con troppa leggerezza in una guerra civile la potenza marittima e militare della sua patria (del resto disprezzava gli Spartani, ritenendoli inferiori agli Ateniesi), ma in fondo l’unico errore veramente suicida che gli si può imputare, nella gestione della guerra da lui scatenata, fu quello di predisporre Atene a reggere, passivamente, all’assedio nemico, fidando nella resistenza prolungata di essa (nel frattempo, le navi attiche facevano spedizioni punitive contro le coste del Peloponneso). Convinzione che poteva anche avere un fondamento, se non che Pericle pensò bene di accogliere entro le mura della città anche la gente del contado, dove una terribile epidemia di peste si stava diffondendo con velocità impressionante. In poco tempo il morbo mortale devastò la metropoli, e Pericle stesso ne fu colpito e ucciso, come a dire che pagò con la vita un errore di strategia. Peggio di lui, comunque, fecero i suoi successori, che allargarono il fronte del conflitto alla Sicilia e alla Magna Grecia: questa fu la vera chiave della rovina di Atene.”
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https://www.mondadoristore.it/grandi-protagonisti-Storia-Gianluca-Vivacqua/eai978882540644/
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