Mi chiamo Augusto Gentilini. Lo ammetto, in vita mia non ho mai guardato una televendita promozionale. I miei argenti li ho sempre comprati in gioielleria, al prezzo che solo gli oggetti preziosi originali possono avere. Anni e anni di acquisti mi avevano consentito di accumulare in casa, come dire, un’arca delle meraviglie; poi, una brutta notte, un vecchio intimo a cui avevo fatto uno sgarbo si vendicò dando le chiavi di casa mia (e sì, quell’Efialte ne aveva una copia) a una banda di ladri con cui era in combutta, chissà per quale motivo. Erano quasi le tre del mattino, nel cuore dell’estate; rincasavo nella mia villa da una proiezione all’aperto organizzata da un’amica. Niente di che, sia chiaro, un film tutt’altro che spettacolare… Era destino, purtroppo, che uno spettacolo ben più palpitante dovessi vederlo in casa. Non feci in tempo ad accorgermi del cancello aperto che la mia vista fu catturata dalla piscina (i miei amici la chiamano “peschiera”, e a nulla era valso aver piazzato ai lati corti due guerrieri di marmo): sul pelo dell’acqua ristagnante nell’invaso galleggiavano, indisturbate ma così disturbanti, sigarette malamente estinte, di vario spessore. E un odore di fumo era percepibile in tutto il giardino, come fosse stato il teatro di un barbecue piuttosto abbondante. Avevo paura, lo ammetto, e l’aria fresca di quell’ora la sentivo addosso come neve di gennaio: era successo qualcosa in casa, quando non c’ero, e non so cosa avrei dato per poter chiedere aiuto a qualcuno, in quel momento. Niente, ero solo: nessuno abitava intorno alla mia dimora, ma quella fu la prima volta che me ne pentii davvero. Radunai tutto il coraggio che non avevo dentro di me e mi slacciai una scarpa; poi mi sciolsi la cravatta e così, armato di quella frusta e di quella mazza costose, feci l’anabasi del temerario. Ero sgomento al solo vedere che due vetrate dell’affaccio del soggiorno erano in frantumi, ma l’idea di fuggire in mezzo alla campagna, possibile preda di chiunque, mi paralizzava tanto quanto quella di entrare in casa. Almeno, mi dissi con un cuore più pallido del mio volto, se devo finire, finirò insieme ai miei preziosi.
Potete leggere il resto del racconto su http://www.progettobabele.it/racconti/showrac.php?ID=6663
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