La pedinavo da giorni. Quel suo pallore tipico e quella sua insofferenza alla luce non potevano tradirmi. Meno male che frequento il suo stesso bar (in pratica è lo stesso dove pesco tutte le mie avventure), e così mi basta una chiacchierata col gestore, mio fraterno amico, per sapere tutto di chi mi interessa. E naturalmente anche di lei, Jenny. La aggancio su Facebook e da quel gran fico (con foto) che sono la convinco ad un tete-a-tete intimo-galante nel nostro bar. E’ strano, mi fa dopo i saluti di rito, dici di essere un cliente abituale del locale ma io qui non ti ho mai visto. E’ che la mia bellezza ha lo stesso effetto dei capelli di Medusa, le dico, magari non pietrifico chi la ammira, ma la abbaglio talmente che poi ha un vuoto di memoria. Non saprebbe ricordare, né tantomeno credere, di aver goduto dal vivo di cotanta bellezza. Ride e mostra i dentini: la guardo negli occhi e percepisco l’avidità che la pervade di avere ciò che mi scorre dentro. Qualcosa di caldo?, le dico (come dico sempre) per pura sfida. No, per il caldo c’è tempo, cominciamo con qualcosa a temperatura… ambiente: giuro che, se mi portassi un registratore appresso, questa frase l’avrei già immortalata almeno venti volte. Sia pure: vino d’annata. Bianco? Ma no, rosso (e ci mancherebbe pure, ma repetita amoena sunt). Bistecca… al sangue, ma non perché le piaccia (piace a me, però, il suo odore mi eccita da matti), anzi le impegna inutilmente le energie masticatorie, ma perché… sì, mi diverte vederla dilatare progressivamente la bocca e mostrare quelle sue arcate dentarie da circo… degli orrori. E per dessert, nulla? Ma neanche a parlarne: una bella granatina (o uno sciroppo di liquirizia, a scelta), giusto per colorirsi un po’ incisivi e canini. Poi, la confessione, puntuale: sono stato davvero bene con te, posso sperare in un bacio? Ma certo, tesoro. Tombola! Labbra contro labbra? Sciocchino, dice lei (tutto come da programma), sul collo, sul collo è più sexy. E sia, baby. Prego. E giù con quel crunch che non diventa mai smack. Tutto bene, tesoro?, le dico quando già con i suoi denti abbattuti e il volto ancor più abbattuto si allontana da me. Sì, sì, uno scambio di persona, mi dice come potrebbe dirmelo chi ormai è condannato a mangiare solo omogeneizzati. Poi la vedo spirare, sulla sua sedia, come mi è sempre successo con le altre venute prima di lei, e come sempre, proprio in quel momento, il mio amico gestore si avvicina al tavolo che occupo, dicendomi ok con la mano. Sì, è vero, mi piace uscire con quelle belle signorine dai denti affilati, ma non sono un casanova in vena di farsi uccidere: la verità è che sono un androide (di bell’aspetto, per carità), che lavora per la Lega anti-vampiri. E il titolare del bar è un mio collega sotto copertura. Non è un androide: è un vampiro (maschio). E tutte le vittime che mi passa, in realtà, sono già passate dal suo letto. (Una relazione tra due vampiri di sesso opposto equivale ad una normale relazione tra umani di sesso opposto.) Cosa dite, avete dubbi sulla fedeltà di un vampiro alla Lega anti-vampiri? Ma no, tranquilli: è il classico Giuda che si è venduto agli umani in cambio di un lauto stipendio e di agevolazioni fiscali. Ovviamente, non garantisco sulla vita delle mogli dei funzionari umani, ma voglio dire… a me cosa importa? Io sono solo un’androide (anche se di bell’aspetto).