Un estratto da Vuoi essere leader? Impara a gestire le critiche e sfruttale a tuo vantaggio

È necessario innanzitutto distinguere la critica dalle critiche. La prima è un’attività di analisi che consiste nell’applicare i dati dell’ingegno alla comprensione del genio (come nel caso della critica d’arte e di quella letteraria) oppure nell’offrire una lettura problematica di un tema di dibattito sociale o culturale (in questo senso la critica si può applicare a ogni altro ambito di discussione/riflessione intellettuale). Appare evidente che la ricerca problematica del critico si propone sempre di aprire il tema a nuove chiavi di lettura, o a punti di vista differenti rispetto a quelli già tentati in precedenza. La summa dell’attività analitica del critico si esprime nel giudizio (critica, in fondo, significa proprio arte, o scienza, del giudizio), che può essere chiaramente positivo o negativo. Il giudizio del critico è comunque pur sempre un giudizio commisurato ad una valutazione di merito (il cosiddetto giudizio di valore), quindi le eventuali “stroncature” o “condanne” sono sempre da mettere in relazione a posizioni che non hanno nulla a che vedere con sentimenti o passioni personali.
Nella teoria più generale delle scienze, la critica sta un gradino sotto la brabeutica e un gradino sopra la nomistica. Si potrebbe dire, anzi, che la brabeutica (brabeus = arbitro) è la superscienza che comprende tutte le scienze del giudizio. Di esse, la critica è certamente la prima in graduatoria, perché è finalizzata a formulare un giudizio analitico e razionale, fondato su una tesi intellettuale di spessore. Alla triade dei tre ambiti classici della critica (l’aristarchica o critica letteraria, la callistratica o critica d’arte e la plutarchica o critica musicale) si sono aggiunte, col passare del tempo, la critica gastronomica, la critica di moda e la critica del design.
Subito dopo la critica viene, nella piramide della brabeutica, la nomistica, che si può definire più semplicemente “scienza dell’opinione”. Suo sinonimo è oietica (da oiesis, “opinione”).
E che cos’è un’opinione? È un giudizio erroneo, fallace, fondato non su una tesi intellettuale forte (a differenza del giudizio critico), ma proprio su una valutazione del tutto passionale. L’opinionista spesso sembra un critico, ma nei suoi giudizi c’è sempre una maggiore (e più evidente) dose di faziosità. Gemella della nomistica è la geustica, altra declinazione del giudizio che si fonda sulla contrapposizione tra mi piace/non mi piace (geusis = gusto).
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