Ecco un incipit di una storia dell’Italia repubblica modellato su quello degli Annales di Tacito.
I re tennero per primi il potere in Italia. Dopo che, per la pusillanimità mostrata da Vittorio Emanuele III di fronte all’avanzata dei tedeschi a nord e degli americani a sud, i partiti politici che si opponevano al fascismo, alleato dei tedeschi e con cui la corona era compromessa, misero in discussione l’istituto stesso della monarchia, fu indetto un referendum che portò al cambiamento della forma di stato. Per quarant’anni il partito egemone della repubblica fu quello della Democrazia cristiana: esso, cambiando costantemente la composizione delle alleanze, riuscì a garantire la democrazia e la ricostruzione dell’Italia. Il partito comunista fu il solo a non entrare mai nell’area di governo, anche se aveva collaborato nei primi esecutivi di unità nazionale: questo in conseguenza dell’ostracismo decretato a partire dal 1947. Esso colpì anche i socialisti, ma non in modo così radicale. Il leader democristiano che stava preparando il ritorno dei comunisti al governo fu assassinato in circostanze ancora poco chiare, dopo un drammatico sequestro da parte di una banda di terroristi e cinquantacinque giorni di prigionia. Quattordici anni dopo quel delitto l’intero sistema politico repubblicano collassava sotto i colpi di un’inchiesta giudiziaria su tangenti ai partiti. La repubblica visse così una seconda fase, con partiti e protagonisti nuovi. A monopolizzare la scena fu comunque un imprenditore, Silvio Berlusconi, che fu quattro volte premier in vent’anni. Non concluse, però, il suo quarto mandato, in quanto fu costretto a dimettersi per le pressioni che piovevano direttamente dai vertici dell’Unione Europea. Essi gli intimavano un cambio di rotta immediato sulle politiche per il contenimento del debito. Inoltre l’esecutivo da tempo, ormai, aveva salute malcerta in Parlamento. Si insediò così il governo di Mario Monti, che applicò quell’austerity voluta dall’Ue. Alle elezioni del 2013 Monti tentò di farsi confermare premier presentandosi candidato con un proprio partito, nonostante il presidente Napolitano lo dissuadesse dal fare ciò. Non ebbe però fortuna.
Copertina di un’edizione degli Annali
di Tacito della BUR (link