I cinque Marii

Chi ha dimestichezza con la storia romana, ricorderà la frase di Silla rivolta al giovane Cesare: “In lui vedo molti Marii”. Nella scultura antica, invece, di Marii ce ne sono almeno cinque, molto diversi tra loro però. Ed ecco che si apre un’altra quaestio senecana.
Parliamo di Caio Mario, naturalmente, il generale vincitore di Giugurta, dei Cimbri e dei Teutoni che fu anche leader del partito popolare in una fase particolarmente convulsa della Seconda Repubblica romana. Non c’è nessun riferimento con la storia italiana attuale: per quello che riguarda l’antica Roma, parliamo di Prima repubblica comprendendo il periodo dalla fine della monarchia etrusca fino alle riforme dei fratelli Gracchi, periodo contrassegnato da una grande compattezza istituzionale e da una decisiva fase espansionistica nel Mediterraneo; e di Seconda repubblica, dalle riforme graccane fino alla nascita dell’Impero, minata, al contrario, da fortissime contrapposizioni politiche e sociali sul piano interno che culminarono, per ben tre volte, in guerre civili. Di una di esse, la prima, fu protagonista proprio il nostro Caio Mario, opposto a Lucio Cornelio Silla. Di famiglia patrizia, Silla fu luogotenente di Mario e condivise con lui i suoi più importanti successi militari (ne fu anzi uno dei principali artefici), poi, dopo la vittoria su Mitridate II e la brillante gestione della guerra sociale, si accreditò sempre di più come leader del partito aristocratico, per porre fine alla dittatura popolare di Mario (che aveva conseguito cinque consolati consecutivi) e sostituirla con una dittatura aristocratica, con tanto di liste di proscrizione a danno degli avversari politici. La celebre ferocia sillana, un cui riflesso resta anche in un verbo coniato da Cicerone, sullaturire (“imitare Silla”), spesso è associata proprio alle liste di proscrizione, ma per il resto si potrebbe definire Silla un uomo severo più che sanguinario, rispettoso delle istituzioni al punto da porre fine al suo regime personale straordinario una volta ripristinata, compiutamente, l’autorità del Senato. Un uomo severo, dunque, Silla, come si vede anche dal suo ritratto antico più famoso. Ce ne sono anche altri ma questo è certamente il più rappresentativo, e anche il più copiato.

E il suo grande avversario, Caio Mario? Attualmente il suo ritratto considerato più fededegno è questo, conservato nei Musei Vaticani.

È un busto che lo ritrae in età avanzata, ma gli altri non sono certo più giovanili. In questo ciò che risalta subito è il cipiglio pronunciato, una terribilità quasi più sillana di quella sillana. Ci verrebbe da pensare che sia un’opera di un artista vicino a Silla, il cui intendimento era proprio quello di lasciare un’immagine feroce del generale pericolosamente amico del popolo.

 Poi ci sono i tre ritratti rustici di Caio Mario, che ne evidenziano la sua condizione di homo novus (cioè di provinciale, in senso geografico, perché proveniente da fuori Roma, ma soprattutto politico: in primis, infatti, si definiva così una persona la cui famiglia era priva di particolari tradizioni politiche).

A guardar bene questi busti, il primo dei quali è conservato alla Gliptoteca di
Monaco (ma è di età augustea, quindi abbastanza posteriore al nostro), si respira una percezione assai simile a quella di molti ritratti di Vespasiano, il maggior rappresentante dell’ultima generazione di (Italici) homines novi che cambiarono la storia di Roma. Parliamo di ritratto rustico quando non c’è quieta solennità né una marcata espressività, ma una certa nuda naturalezza che non si cura delle imperfezioni (specialmente se legate ad un’età matura). È il caso di molta statuaria relativa all’imperatore sabino e anche, in questa particolare versione figurativa, del generale arpinate (Mario era nato in una
frazione di Arpino, oggi in provincia di Frosinone).
Infine, c’è il ritratto pater-patriale di Caio Mario, quello che alcuni manuali di scuola ma anche alcune enciclopedie fino a qualche anno fa indicavano come il suo ritratto di riferimento.

Sorta di versione più corpulenta di un Arringatore, questo ritratto può essere stato di ispirazione per i lineamenti di un personaggio di Asterix il Gallico, il generale Caius Bonus (a parte il naso, ovviamente molto caricaturizzato).

A guardar bene, da portabandiera di una parlata marcatamente popolare, Caius Bonus potrebbe anche porsi in effettiva continuità con qualche abitudine “ruspante” di Caio Mario: del resto non è per caso che si diventa generali amati dai soldati e leader amati dalle masse.   

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