Difficile dire se l’autore del busto di Pirro oggi conservato al Museo Archeologico di Napoli – che è l’unico ritratto che ci è rimasto del sovrano epirota –sia uno scultore di scuola lisippea; è anche probabile che l’artista che l’ha eseguito, conoscendo la smisurata ammirazione del sovrano per Alessandro Magno, l’abbia raffigurato nella maniera con cui Lisippo o uno dei suoi discepoli avrebbe rappresentato il grande macedone. In effetti, confrontando il ritratto di Pirro e quello di Lisippo sembra proprio che Pirro sia un Alessandro Magno con l’elmo (e la corona di quercia, a simboleggiare il santuario di Zeus a Dodona, il luogo più sacro d’Epiro): si osservi soprattutto il movimento delle ciocche sopra la fronte, per rendersene conto.
Nulla ci vieta di sospettare che la somiglianza con i tratti alessandrini sia una precisa richiesta del re, che desiderava ardentemente avere un proprio ritratto idealizzato. Dunque, concedendo che il busto, nella sua concezione, possa avere un po’ indulto ad una certa bramosia di Pirro di lasciare in eredità ai successori un ritratto che, più che identificarlo, ne rappresentasse lo spirito del conquistatore, un altro problema che si pone è stabilire se il busto sia stato eseguito in Italia (intendiamo naturalmente in Magna Grecia, magari a Taranto), oppure in patria, magari nella reggia d’Ambracia. Copie poi sarebbero circolate a Taranto, a seguito del re e del suo esercito, e solerti artigiani ne avrebbero fatto sotto-copie. Poi, si sa come spesso andavano le cose nell’antichità: la damnatio memoriae, dopo la vittoria romana e la ritirata del sovrano, portò alla distruzione completa di tutte le tracce iconografiche del grande sconfitto, dunque si può dire che è quasi un miracolo che almeno un esemplare di quel busto si sia salvato.
In entrambi i casi, a Pirro non sarebbe stato difficile procurarsi artisti di scuola greca per farselo eseguire: mancando il grande maestro – Lisippo era scomparso nel 306 a.C., quando Pirro non aveva che dodici anni ed era stato appena innalzato al trono – il re d’Epiro poteva comunque fare affidamento sui contatti che, nel mondo dell’arte ritrattistica, erano a disposizione del cognato Demetrio Poliorcete, sovrano di Macedonia; un altro sovrano che, in un busto di marmo conservato anch’esso a Napoli, è raffigurato pari pari ad Alessandro. Può darsi, perciò, che l’artista che ha eseguito il ritratto di Demetrio sia lo stesso che ha realizzato quello di Pirro. Quest’ultimo, però, se anche non avesse potuto usufruire di un eventuale artista di fiducia passatogli dal cognato, in Magna Grecia avrebbe certamente trovato qualcuno disposto ad immortalarlo con fattezze alessandrine, visto e considerato che proprio a Taranto c’era una scuola lisippea (meglio,una sotto-scuola lisippea) molto attiva e molto importante.