Le parole greche che finiscono in –terion indicano un luogo dove si svolge un lavoro o comunque un’attività. Abbiamo così, ad esempio, l’ergasterion, cioè il laboratorio, e il cubeuterion, la casa da gioco, quella che più modernamente chiameremmo casinò. Nel 1987 il regista David Mamet girò un film dal titolo House of games, in italiano “La casa dei giochi”: la vicenda aveva per protagonista un giocatore d’azzardo, ma in essa, in realtà, si intrecciavano in modo più complesso gioco da tavolo e gioco amoroso, a metà tra il cerebrale e il carnale. Così, se si volesse produrre una versione più dotta del titolo del film, potrebbe uscirne fuori qualcosa come Erotocubeuterio, o, perché no, Cubeueroterio, ammesso che in greco esista un termine eroterion che indichi la casa degli appuntamenti amorosi o dei giochi sessuali.