Dal punto di vista della storia della cultura tutta la vicenda dell’uomo può essere racchiusa in due grandi ere: la rivoluzione agricola, superata a partire dal Mille con le decisive innovazioni tecnologiche nella coltivazione dei campi; e la rivoluzione industriale, preparata nel lungo periodo proprio da quelle premesse tecniche a cui si è accennato, congiunte alle nuove aperture mentali acquisite dall’uomo e di cui l’Umanesimo e il Rinascimento, e, quale sua fase di riflessione politica più avanzata, l‘lluminismo, sono l’espressione più emblematica. Tuttora viviamo nella fase industriale della nostra storia: la cosiddetta rivoluzione informatica infatti non è che una sottofase della rivoluzione iniziata a cavallo tra XVIII e XIX secolo.
Credo sia inesatto dire che l’Umanesimo ha generato il Rinascimento: pur rappresentando infatti due facce della stessa volontà di riscatto del pensiero originale e creativo dell’uomo, ormai riottoso a rimanere vincolato all’angusto concetto di auctoritas medioevale, l’Umanesimo sul piano dell’approccio critico-filologico ai classici, il Rinascimento nell’interpretazione più generale del mondo della natura e dell’uomo su nuove basi di razionalismo scientifico e filosofico, sono due rivoluzioni culturali che scorrono parallele. Ma le unisce l’essere state determinate dala stessa circostanza storica: la caduta dell’impero d’Oriente e l’afflusso di nuova intellettualità greca ad Ovest. Esattamente come ai tempi dell’Ellenismo, un nuovo incontro fecondo tra cultura greco-orientale e stimoli intellettuali occidentali determina una nuova svolta sul piano del progresso delle idee. Naturalmente il Rinascimento, la sua spinta ideale, non si esaurisce con le grandi realizzazioni artistiche del Quattro-Cinquecento: ma ha la sua naturale prosecuzione nella rivoluzione scientifica del XVII secolo, che è l’anticamera più immediata dell’era industriale.