I re tennero per i primi il potere nell’Italia unita; ma, dopo che l’ultimo sovrano della dinastia dei Savoia, per pavidità o per un ignobile calcolo politico, si ritirò di fronte all’invasione tedesca, i partiti che guidavano le masse, le cui file avevano contribuito a sostenere e ad alimentare la Resistenza, convennero che si dovesse passare al regime della Repubblica, attraverso un referendum popolare: ma si può ben capire che, nel momento stesso in cui veniva sottoposta a consultazione referendaria, la monarchia in realtà non avesse più alcuna autorità effettiva.
Nella fase di transizione dalla fine della guerra al referendum, durante il quale ci fu la liberazione di tutte le città del nord dal giogo nazista, la brutale liquidazione di Mussolini e il suicidio, in Germania, di Adolf Hitler, i primi gabinetti prerepubblicani, fondati sull’unità di emergenza tra tutti i partiti antifascisti, furono presieduti da un partigiano, Ferruccio Parri; dopo il voto che decise la proclamazione della Repubblica, poi, gli equilibri cambiarono praticamente subito, a favore del partito dei cattolici, la Democrazia Cristiana, al cui vertice rifulgeva l’astro di Alcide De Gasperi: fu proprio la decisione diquest’ultimo, nel 1947, di estromettere dalla maggioranza di governo i partiti di sinistra, a dare inizio di fatto alla lunga egemonia democristiana nel nostro Paese.