Disegno storico dell’espansionismo umano – Un estratto


“L’espansionismo è intrinseco alla natura umana in quanto ricerca e appropriazione di un proprio spazio vitale. Ma è anche e soprattutto la proiezione, nell’ambito del conseguimento di obiettivi materiali e immateriali, di due stimoli di acquisizione primari di ogni essere vivente: la fame e la sete. La fame è la leva fondamentale che ci spinge ad incorporare; la sete quella che ci induce ad assorbire.

FAME = principio di incorporazione.

SETE = principio di assorbimento.


Fame di conquista e sete di conquista sono dunque due espressioni concettualmente diverse? In effetti, la prima sembra legata all’acquisizione di nuovi beni, la seconda allo sfruttamento in esclusiva di quei beni. Dovremmo quindi concludere, con più esattezza, che si tratta di due tensioni estremamente consequenziali: la fame di conquista risponde ad una naturale tendenza all’avere rispetto a qualcun altro o in competizione con qualcun altro; la sete di conquista vuole invece assicurarsi una prospettiva di disponibilità illimitata di ciò che si ha o che si è ottenuto. Si vuole avere, si vuole conquistare, prima di tutto per primeggiare o per emanciparsi; in secondo luogo per incamerare risorse, e per poterle aumentare o comunque rinnovare infinitamente. Ciò che sta davvero alla base del pensiero economico dell’uomo, infatti, è la possibilità di rendere inesauribile una risorsa. Che questa risorsa, una volta acquisita, divenga poi comune o meno, è materia che riguarda l’amministrazione di una comunità; ciò che conta davvero è che chi ne usufruisce possa continuare a farlo senza il timore di restarne privo e, soprattutto, di vedersela sottrarre. Antropologicamente, la conquista appare perciò giustificata da una necessità fondamentale, quella di procurarsi la risorsa, e, qualora questa si sia ottenuta, continua ad essere motivata da una necessità non meno pesante, quella di salvaguardarla. La radice della guerra risiede, quindi, nella volontà/necessità di prendere da altri, con la forza, ciò che non si ha; naturalmente, perché guerra sia, occorre che alla provocazione offensiva si risponda dall’altra parte con una reazione difensiva. Cioè che all’ambizione di avere da parte dell’uno corrisponda, da parte dell’altro, l’orgoglio di conservare il proprio. È logico che dovette essere sicuramente una disputa territoriale, quando ormai l’uomo era ad un punto avanzato della sua espansione nel pianeta, a dare inizio alla prima guerra della storia; non si può pensare, infatti, che la nostra specie abbia iniziato a confliggere per accaparrarsi l’esclusiva sulla fabbricazione di un certo strumento o la cottura di una certa pietanza. Le abilità tecniche, al contrario, furono sviluppate dagli uomini, autonomamente e pacificamente, all’interno dei diversi gruppi. La prima scintilla di contrasto si generò nel momento in cui proprio quelle competenze arrivarono a richiedere spazi e opportunità materiali reperibili presso gli altri gruppi.”



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