Così si comportano coloro che un senso di superiorità rende superficiali. Essi disprezzano ciò che sembra loro innocuo, dimenticando però che in natura non c’è nulla di neutro e che per trasformare l’inoffensivo in pericoloso basta un cambiamento d’uso o di collocazione oppure un avventato smembramento delle parti.
Autore: Gianluca Vivacqua
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Un giorno un dingo velocissimo in fuga da un gruppo di bracconieri con cui non voleva più cacciare si fermò per un momento davanti a un casco di banane caduto per strada e, come se quei frutti potessero parlargli, disse così a quello che gli sembrava il più bello e splendente nel suo giallo rivestimento: “Hai una forma simile a quella dei boomerang che gli indigeni della mia terra usano per catturare le prede. Tuttavia, se uno di loro, ammesso che mi raggiunga, ti adoperasse al posto del suo bastone normale, difficilmente ostacoleresti la mia corsa”. Non contento di ciò, con i denti recise quella banana dal casco e ne aprì la guaina. Poi, dopo averne maciullato con le zampe la polpa, diede un calcio alla buccia per togliersela di torno.
Il dingo aveva potuto permettersi quella sosta perché godeva di un vantaggio notevole sui suoi inseguitori ed era già da molto fuori dalla gittata dei loro fucili e dei loro boomerang. Inoltre calcolava che, ripresa la sua andatura, una volta arrivato in fondo alla discesa che gli si apriva davanti si sarebbe messo definitivamente in salvo. Ma, di lì pochi passi, nella foga di prodursi nello scatto bruciante non si avvide che, sulla strada, giaceva quella buccia che egli stesso aveva scaraventato via con forza, e con fastidio. Malamente vi inciampò sopra e si fratturò una zampa. E così anch’egli giacque in mezzo al cammino, finché gli inseguitori non lo riacciuffarono.
Così si comportano coloro che un senso di superiorità rende superficiali. Essi disprezzano ciò che sembra loro innocuo, dimenticando però che in natura non c’è nulla di neutro e che per trasformare l’inoffensivo in pericoloso basta un cambiamento d’uso o di collocazione oppure un avventato smembramento delle parti. -
In un cruciverba bisogna distinguere i lemmi notevoli o enciclolemmi (in quanto si tratta di conoscenze di cultura generale o enciclopedica) quelli strutturali o sfingolemmi (lemmi-trabocchetto*). I primi sono quelli che si immagina il creatore di cruciverba voglia proporre al solutore costruendo gli intrecci, i secondi sono quelli che risultano, quasi sempre casualmente o indirettamente, dagli intrecci stessi. È chiaro naturalmente che l’enigmaticità delle definizioni degli uni e degli altri lemmi dipende alla fine dall’indole del creatore di cruciverba.
*cioè perlopiù monosillabi, acronimi e simili.
(link originale -
(link originalehttps://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/a/a8/HamletSkullHCSealous.jpg/260px-HamletSkullHCSealous.jpg)Che cosa sarebbe cambiato se, anziché esclamando “Questo è il problema!”, Amleto alla domanda “Essere o non essere?” si fosse risposto con un “Ecco il problema!”?
La differenza si pone nel modo con cui la questione è presente nella coscienza del principe di Danimarca. Dicendo “Ecco il problema!” Amleto vorrebbe far intendere che egli “scopre” quel problema proprio mentre egli si sta interrogando su di esso. Si tratterebbe, quindi, di un’affermazione euretica, degna quasi di un inventore, e infatti per nulla dissimile dall’eureka! di archimedea memoria.
Al contrario, Amleto dice proprio “Questo è il problema!”. Cioè, quel problema era già presente nella sua riflessione quando sta parlando a se stesso. Qui abbiamo, quindi, un’affermazione teoretica, fatta da chi contempla una visione interiore molto chiara fin dall’inizio.
La risposta amletica è quindi icceistica (il problema è già qui, hic, e occorre ragionare partendo da esso) o, appunto, teoretica, non ecceistica o euretica (si ragiona alla ricerca del problema). -
Nel Sacro Romano Impero, dalla morte di Enrico II di Sassonia (1021), la nomina a imperatore era determinata dal voto di quattro principi e tre vescovi (detti, appunto, principi e vescovi elettori). I tre vescovi erano quelli di Treviri, Colonia e Magonza: quest’ultimo nella fase conclusiva dell’impero venne sostituito da quello di Bratislava. I principi all’origine erano i duchi di Baviera, Franconia, Sassonia e Svevia. Presto, però, il conte palatino del Reno* prese il posto del duca di Franconia, il re di Boemia quello del duca di Baviera e il margravio (marchese) di Brandeburgo soppiantò il duca di Svevia. Si aggiunsero poi altri elettorati: quello di Brunswick-Luneburg e, in età napoleonica, Assia-Kassel, Württemberg, Baden e Salisburgo, che in seguito cedette la sua prerogativa a Würzburg.
* in origine il conte palatino era un’autorità giudiziaria.
Stemma del Sacro Romano Impero -
Ecco come si potrebbe sintetizzare la guerra civile nello Yemen in un paragrafo da corso di storia per la scuola media.
Nel 1990 lo Yemen del Nord e lo Yemen del Sud si unirono in un unico Stato. Un tentativo di secessione della parte meridionale fu stroncato nel giro di poche settimane. Primo presidente del nuovo stato fu il colonnello Ali Abdulah Saleh, già a capo dello Yemen del Nord. Dopo ventidue anni di dittatura nel 2012 Saleh, spinto dalle pressioni di piazza e uscito vivo per miracolo da un attentato l’anno prima, lasciò il potere al vicepresidente Hadi. Ma in realtà non aveva alcuna intenzione di uscire di scena: si alleò infatti con gli Huthi, una minoranza armata sciita che dal 2011 aveva assunto il controllo di importanti aree territoriali nel Paese, e mosse guerra ad Hadi.Il 20 gennaio del 2015, le truppe sciite assaltarono e conquistarono il palazzo presidenziale di Sana’a e costrinsero Hadi a rifugiarsi ad Aden. Soltanto due mesi dopo gli Huthi prendevano anche Aden; a quel punto Hadi si rifugiò in Arabia Saudita e chiese l’aiuto del sovrano wahhabita. I sauditi organizzarono una coalizione anti-Huthi composta da Emirati Arabi, Kuwait, Giordania, Egitto, Bahrain, Marocco, Senegal, Sudan e Qatar e diedero avvio a una decisa controffensiva. Il 4 dicembre 2017 un cecchino degli Houthi uccise il presidente Saleh che stava tentando la fuga da Sana’a.Intanto nel 20114 era ripresa la lotta degli indipendentisti del Sud. Nel novembre 2019 il governo di Hadi giunse a un accordo con i secessionisti, ma il 26 aprile 2020 questi ultimi inaspettatamente hanno proclamato in modo unilaterale l’indipendenza dello Yemen meridionale.Veduta di Sana’a (link originale -
La denominazione è legata al fatto che nel nostro emisfero (emisfero boreale) il sole a mezzogiorno indica il sud. Inoltre anche il vento tipico del sud, l’ostro o austro, sin dall’antichità è detto mezzogiorno perché spira in modo più intenso proprio in quell’ora. Cfr. il Giornale della letteratura italiana (1795):“Quando l’ orientale spira leggiermente la mattina, e cangiasi verso mezzogiorno in Austro, e alla sera si fa occidentale, abbiamo sereno.”ll Mezzogiorno d’Italia
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C’è da dire innanzitutto che veniva chiamato regno di Sicilia quello creato dai Normanni nel 1130: esso comprendeva non solo l’isola, ma anche il resto dell’Italia meridionale. La denominazione di regno delle due Sicilie affonda le sue radici ai tempi della spartizione di quel regno tra Angioini e Aragonesi, dopo la pace di Caltabellotta (1302). Gli Aragonesi divennero i sovrani della Sicilia propriamente detta o Sicilia ultra Pharum, posta al là dello stretto (o faro) di Messina (il loro reame fu anche noto come regno di Trinacria). Gli Angioini, invece, risultarono i padroni dei restanti territori del regno, tutti quelli che si trovavano al di qua di quel faro, ed erano indicati convenzionalmente come Sicilia citra Pharum. Nel 1443 Alfonso il Magnanimo riunificò i due regni, e assunse così il titolo di rex utriusque Siciliae (cioè re dell’una e dell’altra Sicilia o, più brevemente, delle due Sicilie). Decaduta nel lungo periodo dei viceré spagnoli, questa denominazione fu recuperata dai Borboni a partire dal 1734.Ferdinando II di Borbone
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Ecco un incipit di una storia dell’Italia repubblica modellato su quello degli Annales di Tacito.
I re tennero per primi il potere in Italia. Dopo che, per la pusillanimità mostrata da Vittorio Emanuele III di fronte all’avanzata dei tedeschi a nord e degli americani a sud, i partiti politici che si opponevano al fascismo, alleato dei tedeschi e con cui la corona era compromessa, misero in discussione l’istituto stesso della monarchia, fu indetto un referendum che portò al cambiamento della forma di stato. Per quarant’anni il partito egemone della repubblica fu quello della Democrazia cristiana: esso, cambiando costantemente la composizione delle alleanze, riuscì a garantire la democrazia e la ricostruzione dell’Italia. Il partito comunista fu il solo a non entrare mai nell’area di governo, anche se aveva collaborato nei primi esecutivi di unità nazionale: questo in conseguenza dell’ostracismo decretato a partire dal 1947. Esso colpì anche i socialisti, ma non in modo così radicale. Il leader democristiano che stava preparando il ritorno dei comunisti al governo fu assassinato in circostanze ancora poco chiare, dopo un drammatico sequestro da parte di una banda di terroristi e cinquantacinque giorni di prigionia. Quattordici anni dopo quel delitto l’intero sistema politico repubblicano collassava sotto i colpi di un’inchiesta giudiziaria su tangenti ai partiti. La repubblica visse così una seconda fase, con partiti e protagonisti nuovi. A monopolizzare la scena fu comunque un imprenditore, Silvio Berlusconi, che fu quattro volte premier in vent’anni. Non concluse, però, il suo quarto mandato, in quanto fu costretto a dimettersi per le pressioni che piovevano direttamente dai vertici dell’Unione Europea. Essi gli intimavano un cambio di rotta immediato sulle politiche per il contenimento del debito. Inoltre l’esecutivo da tempo, ormai, aveva salute malcerta in Parlamento. Si insediò così il governo di Mario Monti, che applicò quell’austerity voluta dall’Ue. Alle elezioni del 2013 Monti tentò di farsi confermare premier presentandosi candidato con un proprio partito, nonostante il presidente Napolitano lo dissuadesse dal fare ciò. Non ebbe però fortuna.
Copertina di un’edizione degli Annalidi Tacito della BUR (link
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La nurture (che potremmo adattare in nurtura) è l’educazione che viene impartita all’individuo (al bambino) in fase prescolare.
L’educazione nell’antica Grecia(link originaleLa culture (cioè, naturalmente, la cultura) è l’insieme degli apprendimenti e delle esperienze formative che l’individuo accoglie in sé dalla scuola in poi. È chiaro che la struttura fondamentale della formazione umana è nella nurtura, di cui la cultura rappresenta una sovrastruttura o un approfondimento, in quanto orientamento verso un certo tipo di inclinazione a fare. In greco questi due momenti appaiono sintetizzati in un unico termine, paidéia.
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Ecco un piccolo catalogo (aggiornabile) di città che, per gli eventi (storici o leggendari) di cui furono teatro o protagoniste, hanno assunto o possono assumere un significato simbolico di valore universale. Sicché, in determinati contesti, ci basta semplicemente nominare il toponimo per far intendere qualcosa che eccede l’immediata conoscenza storico-geografica relativa ad esso (quella che potremmo chiamare conoscenza letterale), ma che in questa conoscenza ha comunque precisi riferimenti di base. Dedicheremo altri mini-dizionari di antonomastica anche a figure storiche e di fantasia.
Gerusalemme = La città che uccide Dio o anche la città che onora e (e fonda) la regola del nemo propheta in patria.
Sodoma = La città del peccato.
Roma = La città il cui potere sfida Dio.
Adrumeto = La città che onora (e fonda) la regola dell’aliquis propheta talis non est ne extra patriam quidem (cfr. l’episodio delle rape di Vespasiano).
Gomorra = Vedi Sodoma.
Babilonia = Vedi Roma.
Zela = La città del successo rapido.(Veduta da Geusalemme, da