Pseudo-Seneca – Lettera a Lucilio

Questa è una lettera che Seneca avrebbe potuto indirizzare a Lucilio. Ma sottolineiamo l’avrebbe potuto

“Caro Lucilio,
tu ti chiedi, mi pare, se chi ha fede possa essere per forza definito un credente, ed io vorrei discutere con te a proposito di questo.
Io penso che, se non è sempre vero che chi ha fede è anche un credente, vero però è sempre che chi è credente è più naturalmente portato alla fede. Per essere credenti occorre innanzitutto l’educazione familiare, perché è nella famiglia che si apprezza il valore della religione, e il suo senso stesso. 
Ma l’educazione da sola non basta a trasformare la condizione di credenti in fede: ecco perché occorre che slmeno una volta nella vita si sia fatta esperienza di un caso provvidenziale. Che non dev’essere per forza qualcosa di immenso: in realtà basta anche qualcosa di piccolo, ma tale da farci convincere che, in un certo senso, la nostra serenità e la nostra felicità l’abbiamo riconquistata all’improvviso grazie ad un intervento superiore, e che questo potrebbe ripetersi ancora.
A questi due fattori va aggiunto un terzo, che è forse il vero nodo del sentimento religioso: e cioè la disponibilità mentale a considerare il fantastico non come qualcosa da confinare nella dimensione dell’irreale, bensì come qualcosa di contiguo e parallelo al reale.
Non ti sto dicendo, naturalmente, di credere alle favole e agli alieni, eppure qualcuno ha detto che, tra gli essere umani, quelli più predisposti  ad una fede grande e incondizionata sono i bambini, il cui mondo è immerso in un’aurea commistione tra reale e fantastico.
Per avere fede ci vuole anche fantasia, se proprio vogliamo dirla bruscamente, e credere, essere convinti, che l’immaginazione sia un mezzo per comunicare con una realtà più grande di noi.
Ecco, in effetti si potrebbe dire che si comincia a credere in Dio e nella divinità credendo nei supereroi, nella loro forza invincibile, e individuandone i corrispettivi nel mondo. La fantasia si sviluppa di pari passo con il sentimento della religione, fino all’età adulta; ed essa, unitamente all’educazione, come già prima si è detto, rappresenta il terreno spirituale ideale per accogliere la fede religiosa.”     


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