Diciamolo subito: a queste regole che cerchiamo di delineare c’è un oceano di eccezioni. In questo schema, però, noi cerchiamo di ragionare nel quadro della media e, sulla base di essa, basta anche un rapido calcolo per verificare che tendenzialmente abbiamo ragione.
– – Le città il cui nome termina col suffisso –poli (“città”) sono quasi sempre di origine greca antica (Napoli, Gallipoli, Megalopoli). Ci sono tuttavia tantissime eccezioni: Adrianopoli non indica una fondazione greca ma il cambio di nome di una città trace in omaggio all’imperatore romano Adriano; stessa cosa dicasi per Filippopoli (omaggio a Filippo II di Macedonia), per non parlare di Costantinopoli (fondata sì, dai Greci, ma col nome di Bisanzio). In tutti questi casi, comunque, i toponimi che terminano in –poli non sono più i nomi attuali di quelle città: oggi Adrianopoli si chiama Edirne, Filippopoli Plovdiv e Costantinopoli Istanbul. Anche in Italia abbiamo alcune eccezioni caratteristiche: ci vengono in mente Carlopoli (il cui nome è un omaggio a un conte locale) e Trinitapoli (denominazione di età medievale che si sovrappose ad un toponimo antico, Salpi).
– – Le città il cui nome termina in –burgo o in –berga (rispettivamente “castello” e “montagna”) sono quasi sempre di origine medievale. Tuttavia, soprattutto per i toponimi che terminano in –burgo in molti casi bisogna fare un discorso particolare: pur indicando uno sviluppo di età medievale dell’abitato, spesso sono nomi che si sono sovrapposti ad altri più antichi. Basti pensare a Salisburgo, la patria di Mozart, che è l’antica Juvavum, o a Strasburgo, la sede del Parlamento europeo, in antico conosciuta come Argentoratae. Un’altra eccezione è Pietroburgo, che non è una città di origine medievale, ma moderna (fu fondata nel XVIII secolo).
– – Le città il cui nome termina in –grado o in –forte (rispettivamente “castello” e “guado”) sono quasi sempre di origine medievale o moderna. Sotto questo profilo non fa eccezione neppure il comune italiano di Carloforte. Rompe la regola, invece, Belgrado, per cui si può fare un discorso simile a quello fatto per i nomi che finiscono in –burgo: nell’antichità, infatti, era nota come Singidunum.
In base a ciò si può dire che per il geo-storico che si applichi allo studio dei toponimi è necessario innanzitutto saper distinguere tra nomi fondativi (cioè quelli che le città hanno sin dalla loro nascita, o comunque al momento della nascita) ed eventuali trasnominazioni (cioè i processi di mutamento nominale che le città hanno acquisito per un determinato periodo di tempo o a partire da un determinato periodo di tempo).